imu: decisivi i Consumi per provare la dimora abituale

La residenza anagrafica non basta a garantire l’esenzione Imu. Serve dimostrare che il contribuente utilizza l’immobile come dimora abituale del nucleo familiare. Il pagamento della Tari, l’allaccio al sistema fognario, la domanda di condono edilizio, la presenza di un’utenza telefonica, la partecipazione alla vita sociale e culturale del comune, non sono elementi idonei a provare che l’immobile è adibito a dimora abituale. Così come non può essere considerata una prova la dichiarazione rilasciata dall’edicolante che attesta l’acquisto dei quotidiani. Invece, sono sufficienti a escludere l’uso dell’immobile come dimora abituale i consumi modesti di energia elettrica e di acqua durante l’anno. Questo importante principio — scrive Italia Oggi — è stato affermato dalla Commissione tributaria provinciale di Napoli, sezione XIII, con la sentenza 7835 del 16 novembre 2020. Per i giudici tributari, per fruire dell’esenzione Imu sull’immobile adibito ad abitazione principale «la residenza anagrafica da sola non basta». È necessario che l’immobile sia adibito a dimora abituale del nucleo familiare. Tuttavia, «il pagamento della Tari, l’allaccio al sistema fognario, la domanda di condono, la presenza di un’utenza telefonica fissa sono elementi del tutto compatibili con la titolarità di un immobile non destinato a dimora abituale». Stesso discorso vale per gli altri documenti prodotti dal contribuente, «tendenti a dimostrare la partecipazione alla vita sociale e culturale del comune (riconoscimento di premi, cittadinanza onoraria)».

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